"Il potere documentario della fotografia è innegabile, ma per me, come artista, la magia risiede nella sua capacità di trascendere la realtà."
Sander Vos è un fotografo londinese le cui immaginiccattivanti invitano gli spettatori a immergersi nella sua immaginazione.
Quando si posa per la prima volta lo sguardo sulle opere di Sander, si potrebbe facilmente pensare di avere di fronte opere di un grande surrealista o di un'icona modernista del periodo tra le due guerre, piuttosto che quelle di un artista contemporaneo di un secolo dopo.
Tuttavia, sebbene l'opera dell'artista olandese risenta indubbiamente dell'influenza di questi grandi maestri, il suo stile è in gran parte personale.
Sander nutriva un interesse per l'arte e il design "fin da quando riusciva a ricordare". Durante la sua giovinezza, disegnò infinite città immaginarie e composizioni geometriche. Sognava di diventare un architetto o un designer influente, ispirato dal lavoro di Escher, dal Bauhaus e dall'Avanguardia, che ancora oggi porta un segno nel suo lavoro.
Aveva naturalmente un interesse per la fotografia, ma inizialmente lavorava come direttore artistico. Tuttavia, come per molti prima di lui, furono i viaggi a galvanizzare la sua passione, con la macchina fotografica in mano, che gli offrirono una nuova prospettiva sul mondo che lo circondava.
Tuttavia, per quanto gli piacesse la natura intuitiva di street photography, si rese presto conto che "non voleva che la sua produzione creativa dipendesse esclusivamente da incontri casuali", e così iniziò a sperimentare uno stile più controllato, che emerse davvero durante il Covid, quando l'isolamento gli aveva concesso più tempo per la sperimentazione.
"Ho iniziato a essere creativo con l'uso di oggetti di scena e la manipolazione delle immagini. È stato allora che gradualmente hanno iniziato a emergere i primi accenni di uno stile distintivo. Uno stile che incorporava elementi del mio background di design nel lavoro fotografico."
L'elemento surrealista del suo lavoro è palpabile, in particolare nelle sue varie serie di belle arti. Il suo uso creativo di luce, texture e stratificazione genera composizioni intriganti che stimolano l'immaginazione ed evocano il lavoro di grandi come Man Ray o Curtis Moffat.
"Sono sempre stato affascinato dal surreale e ho sempre avuto una certa curiosità per la natura della realtà. Per me, le cose più affascinanti della vita sono spesso quelle che non sappiamo o che dobbiamo ancora scoprire. Che sia in senso spirituale o scientifico. Lo stesso vale per visual storytelling inoltre, non penso alla fotografia come a un mezzo passivo, l'intrigo deriva dalle lacune che lo spettatore deve riempire con la propria immaginazione. Questi sono i pezzi del puzzle che creano l'impegno e la partecipazione. Trasforma lo spettatore in un co-creatore."
Il suo uso della stratificazione è la chiave del suo stile unico. Il suo approccio è stato sviluppato da una sperimentazione estesa e ha coinvolto tecniche sia digitali che fisiche, fondendo vari elementi insieme in un "tutto coerente".
Sebbene la pianificazione preventiva sia fondamentale, lascia sempre spazio all'intuizione, ottenendo i risultati migliori quando i due approcci si combinano in perfetto equilibrio, creando immagini meravigliosamente coinvolgenti che, pur dimostrando un occhio per la luce e la forma che ricorda i grandi modernisti come Edward Weston, Imogen Cunningham e altri membri dell'influente Gruppo f.64, trasportano gli spettatori in un regno completamente diverso.
"Il potere documentario della fotografia è innegabile, ma per me come artista, la magia sta nel suo potenziale di trascendere la realtà. Catturare il mondo esattamente come lo vede la macchina fotografica sembra limitante. Invece, sono attratto dall'uso della fotografia come strumento per costruire nuovi mondi che sono plasmati dalla mia immaginazione e visione."
Una visione che, almeno per l'autore, è davvero accattivante.
Tutte le immagini © Sander Vos
