Settanta presenta Street Cops, la tanto attesa ristampa dell'iconica monografia del celebre fotografo di New York, Jill Freedman.
Una delle più importanti praticanti del suo tempo, Freedman era una diligente fotografa di strada e documentarista che ha trascorso la sua vita a catturare le complessità della giornata, con rara veridicità e grazia.
Attirata da coloro che si trovano ai margini della società, trascorreva spesso mesi immersa con i suoi soggetti, osservandoli attraverso il suo obiettivo mentre svolgevano la loro vita quotidiana.
Pubblicato originariamente nel 1981, Street Cops rappresenta il suo corpo di lavoro più iconico, uno che incarna la sensibilità e la perspicacia per cui è rinomata.
La New York degli anni '70 era un luogo turbolento. Nel mezzo dell'estagnazione economica e declino industriale, e di fronte alla minaccia del fallimento, il governo della città ha licenziato i lavoratori e tagliato i servizi municipali. I già alti tassi di disoccupazione sono aumentati vertiginosamente, portando all'erosione della società e a un drammatico aumento della criminalità.
Nel mezzo di questo tumulto, Freedman, nel corso di due anni, ha accompagnato in prima linea gli agenti della polizia di New York di due distretti di Manhattan (Midtown South e Ninth), fotografandoli mentre rispondevano a un'ondata di criminalità.
A quel tempo, la corruzione e la cattiva condotta della polizia erano diffuse. Aver documentato The Poor People's Campaign (successiva all'assassinio di Martin Luther King) e ha assistito alla risposta della polizia alle proteste in Vietnam, oltre che per la sua naturale affinità con gli emarginati, Freedman inizialmente ha affrontato il suo compito con un certo livello di scetticismo. Tuttavia, nel tempo, è riuscita a vedere il buono in alcuni ufficiali.
Come per tutto il suo lavoro, le sue immagini sono intime, penetranti e incrollabilmente oneste. Viscerali e candidi, trasmettono New York City nella sua forma più cruda; spogliato di ogni rivestimento, le sue numerose fessure messe a nudo per essere viste da tutti. Eppure, allo stesso tempo, c'è una tenerezza nell'immaginario, sostenuta dallo stesso profondo umanesimo che ha galvanizzato gli architetti di tale fotografia decenni prima.
Rappresentazioni sorprendenti di violenza e povertà: vittime di pugnalate, imbevute del proprio sangue (reso viscosa e ossidiana dal pellicola in bianco e nero); giovani tossicodipendenti, alcuni appena pubescenti, e anziane vittime di aggressioni, confuse e sole – sono intrisi o giustapposti a momenti di cameratismo, umorismo, benevolenza e compassione, un'attestazione della capacità dell'umanità di emergere, anche nelle condizioni più disgraziate.
Inoltre, nonostante la natura dell'argomento, le rappresentazioni di Freedman non scendono mai nel gratuito, né sono voyeuristiche, un'accusa spesso rivolta a fotografie di soggetti simili.
Accompagnato da semplici didascalie, o spesso, da prosa riflessiva, (sia lei che i suoi sudditi di polizia) Street Cops, racconta all'umano stories dietro un periodo travagliato nella storia di New York City, e sebbene possano essere passati quattro decenni dalla sua pubblicazione originale, conserva rilevanza nei nostri tempi difficili e polarizzati. Mentre, per Freedman, morta tre anni fa nella sua città natale adottiva, alla fine sarebbe diventato un tributo al coraggio e alla compassione dei suoi eponimi.
"Questo è per i bravi ragazzi, quelli che si prendono cura e cercano di aiutare"
(Estratto dall'introduzione di Street Cops)
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Street Cops è ora disponibile tramite Settanta
Tutte le immagini © Jill Freeman